Necrosi: come capire se un dente è “morto”?

Necrosi: come capire se un dente è “morto”?

La necrosi dentale si verifica quando la parte vitale del dente, ovvero la polpa, è morta. Si tratta, dunque, di una condizione irreversibile che può essere determinata da diversi fattori, ma che può essere trattata. Se il problema è individuato correttamente e prontamente da un dentista, infatti, è possibile attuare alcune strategie che possono evitare le spiacevoli conseguenze della necrosi. Vediamo, dunque, in cosa consiste, quali sono le cause, gli effetti e le buone pratiche per la prevenzione.

 

Un dente è considerato morto quando, al suo interno, non c’è più flusso sanguigno. In particolare, la necrosi si verifica quando i nervi e i vasi sanguigni presenti nella polpa (che, insieme a dentina e smalto, è uno dei tre strati del dente) sono danneggiati in maniera irreversibile. Non è facile accorgersi della necrosi dentale, ragion per cui spesso capita che venga individuata durante un controllo odontoiatrico periodico.

Ci sono, tuttavia, dei piccoli campanelli d’allarme che possono suggerire la presenza di un dente morto. Da un lato, il suo colore potrebbe cambiare e diventare più scuro, oppure assumere sfumature giallognole. Il dente diventa nero soltanto quando non viene trattato, una condizione da evitare con cura poiché in queste condizioni potrebbe aver già dato avvio a infezioni o altre conseguenze che vedremo in seguito.

Un secondo segnale del fatto che il dente sta morendo è la presenza di dolore. L’intensità varia da persona a persona e anche sulla base del livello della necrosi: più è avanzato, più il dolore si può fare intenso e persistente.

Un dente morto va trattato da uno specialista, poiché può provocare infezioni alla mandibola o ad altri denti. Tra le conseguenze più frequenti vanno ricordate:

  • ascesso apicale;
  • parodontite apicale;
  • cisti radicolare;
  • granuloma apicale.

Si tratta di patologie molto dolorose che possono cronicizzarsi e, quindi, dare problemi persistenti. I trattamenti vengono proposti dal dentista sulla base della diagnosi individuale. Nei casi della cisti radicolare e del granuloma apicale, per esempio, è necessaria anche una radiografia.

Individuata la necrosi e il suo livello di avanzamento, le cure possono essere differenti. Un’opzione è quella della devitalizzazione del dente, intervento chiamato anche “cura canalare”. In questo caso, vengono rimossi i tessuti morti o malati, mentre la radice e il resto del dente vengono sterilizzati.

In altri casi può essere necessario, invece, procedere con l’estrazione del dente morto e, successivamente, con la ricostruzione dentale: verrà posizionato un ponte, un impianto o un’altra struttura sostitutiva sulla base della situazione individuale.

La necrosi dentale, dunque, può purtroppo essere facilmente sottovalutata e portare a conseguenze anche gravi e dolorose. Per questo i dentisti suggeriscono di mantenere costantemente una corretta igiene orale e, soprattutto, di non saltare le visite di controllo annuali. 

Fonte: mdsmanual.com

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